Tra le regioni, probabilmente, più sottovalutate d’Italia l’Abruzzo (se cerchi un bed&breakfast in Abruzzo prova qui). Si tratta, infatti, di una meta non scontata, riservata solo al turista più curioso, a chi vuole conoscere e accogliere il nuovo con tutti i sensi.
Dall’ intimità e la pace unica che regna in montagna ai 130 chilometri di una costa straripante di macchia mediterranea e bagnata da un mare limpido e da cartolina e soprattutto al tanto verde, un verde unico, come testimoniano emblematicamente i 3 parchi nazionali, il parco regionale e le ben 38 aree verdi tra oasi e riserve.
Imperdibili, retaggio di secoli burrascosi, tutti i vari paesi-fortino, con antichi borghi fortificati appollaiati su austere montagne in grado di riportare il visitatore in un silenzioso passato, poi la costa dei Trabocchi, un tratto di litorale caratterizzato dalla presenza di ingegnose e enigmatiche macchine da pesca costruite su palafitta, da qui appunto il nome o ancora le rosee decorazioni della basilica di Collemaggio nella provata Aquila.
Ovviamente tra i tanti spunti di interesse, la tradizione gastronomica non è da meno.
In tema natalizio, impossibile, non parlare dei “cillarichijene” o celli ripieni, una sorta di tarallucci che rappresentano un ottimo dolce che, oltre essere gustato durante il periodo natalizio, possono rappresentare il dono ideale, soprattutto per coloro che adorano alla follia i dolci.
Vediamo ora come prepararli e che ingredienti vi serviranno.
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Storia e origine dei celli ripieni d’Abruzzo
l cillarichijene come anticipavamo sono quindi dolcetti della tradizione gastronomica abruzzese, presenti immancabilmente in occasione dei matrimoni, quando i novelli sposi erano soliti fare dono a testimoni ed invitati di vassoi di biscotti.
La loro immancabile presenza nel pranzo di nozze, nasceva anche dalla tradizione che li vedeva, anche per la forma, rappresentare il volo dalla casa paterna che aveva appena spiccato la moglie. Per questo la loro particolare forma, a richiamare una sorta di schematici uccelletti, tanto che tradizionalmente sono anche indicati come I Celli Pieni (la cui traduzione suona come uccelli ripieni o cell pjin).
Tra l’altro non si può parlare di Celli ripieni senza parlare della loro anima più intima. Al loro interno, infatti, un cuore di marmellata ottenuta dalle uva del Montepulciano, la cosiddetta “scrocchiata” o “ragnata”, per un ripieno, per l’intenditore, inconfondibile nelle sue vesti nere ed intense. E ad enfatizzarne ancor più l’essenza, un mix di polvere di caffè, cannella, cioccolato fondente, mandorle tritate e bucce d’arancio.
Scopri come sterilizzare la marmellata che prepari
La ricetta per preparare il ripieno dei celli
Per poter dare un sapore maggiormente deciso ai vostri biscotti, il ripieno deve essere preparato almeno un giorno prima, possibilmente la notte.
Prepararlo è semplice: basta mischiare assieme le marmellate, il cacao, il mosto e le mandorle tritate, e mescolare per bene tutti gli ingredienti, che dovranno poi essere lasciati riposare in frigo (come pulire il frigo, qui la guida), protetti dalla pellicola.
Il giorno successivo e la pasta dei biscotti
Il giorno successivo potrete iniziare a preparare la pasta dei biscotti: a tale scopo, dovrete mettere in una ciotola tutta la farina, possibilmente lasciando un piccolo foro al centro, dove dovrete aggiungere le uova intere, ed iniziare ad impastare.
Mentre lavorate gli ingredienti, aggiungete a piccole dosi la buccia del limone (come usare il limone per pulire casa), il vino e l’olio: continuate a lavorare l’impasto finché non ottenete una palla compatta e morbida, che deve essere passata nella macchinetta per ottenere la sfoglia.
Dovete poi tagliarla e ottenerne almeno cinque, dalla lunghezza di venti centimetri l’una e larghezza di sei.
Riempire e lavorare i tarallucci e la loro cottura
Riempite i tarallucci col ripieno, e richiudeteli su sé stessi: ora dovete, utilizzando una rondella per dolci, iniziare a inciderla piano piano, decorandola, e premere per bene le estremità dei vostri tarallucci.
Successivamente, li dovrete arrotolare su sé stessi, quasi a formare un cerchio, e continuare con la decorazione con la rondella. Una volta ottenuti, un lato potrete passarlo nello zucchero semolato, e successivamente, adagiateli tutti in una teglia da forno.
Li dovrete far cuocere per circa un quarto d’ora a temperatura di cento sessanta gradi: quando stanno iniziando a diventare dorati, li dovrete togliere dal forno (vuoi pulire il forno con prodotti naturali)e farli raffreddare.
Una volta pronti dunque, potrete gustarli o regalarli come dono di Natale.