Meningite, una parola in grado di destare sempre, soprattutto nei genitori, vive paure.
Nonostante sia in progressiva diminuzione, soprattutto lato bambini, rappresenta una temibile minaccia, i cui casi, periodicamente, tornano a alimentare allarmi e preoccupazioni.
Lato percentuale le stesse dovrebbero essere limitate se pensiamo che i dati parlano di 0,024 casi di infezione da menimgococco ogni 1000 abitanti nel 2012, con, nello stesso periodo, 300 casi di segnalazioni di pneumococco.
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Che cosa è la meningite?
La meningite costituisce una patologia a danno del sistema nervoso centrale, prevalentemente causata da un’infezione che determina una conseguente infiammazione delle meningi, da qui il nome, ossia le membrane che rivestono un ruolo protettivo di cervello e midollo spinale. Raramente, qualora la diagnosi non avvenga in tempi rapidi, nelle situazioni più gravi può determinare anche decessi o produrre gravi sintomi neurologici, anche conseguenze importanti, quali sordità, ritardo mentale o paralisi.
All’origine del suo insorgere, infezioni batteriche, virus o microorganismi, anche se con l’introduzione della vaccinazione negli anni 90’, una delle sue manifestazioni, Haemofilus influenzae tipo b, principale causa di quella di natura batterica è andata fortemente ridimensionandosi.
Naturalmente la meningite continua a rappresentare un pericolo per i bambini, tra i quali le cause principali sono riconducibili a meningitidis (meningococco) e Streptococcus pneumoniae (pneumococco), mentre lato neonati i principali microorganismi responsabili dell’infezione sono legati a Escherichia coli, Escherichia coli e Streptococco di gruppo B.
Nonostante prevalentemente i casi denunciati costituiscano casi isolati, la preoccupazione nasce dalla possibilità che la malattia sia contagiosa, potendosi trasmettere anche attraverso un semplice colpo di tosse o un banale starnuto.
In questo caso consigliabile perché sia stato a contatto prolungato con il malato una profilassi antibiotica o il monitorare il proprio stato di salute.
Casi che presentano un andamento stagionale, con apice nei mesi freddi.
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Quali sono i sintomi della meningite nei Bambini?
Una sintomatologia che, naturalmente, è condizionata dall’età del paziente. Nei più piccoli le situazioni che possono far scattare un campanello d’allarme sono per lo più assimilabili ad una forte influenza, con temperatura elevata, pianto prolungato, sonnolenza, vomito o inappetenza, problemi di respirazione, ai quali, però, si aggiunge una fontanella anteriore che si presenta bombata e pulsante. Più in particolare ecco i possibili sintomi da monitorare con attenzione:
- Febbre Alta e Improvvisa: Uno dei primi segni può essere una febbre alta e improvvisa.
- Mal di Testa e Rigidità del Collo: Un forte mal di testa e la rigidità del collo, soprattutto quando il bambino tenta di chinare la testa in avanti, sono sintomi comuni.
- Vomito e Nausea: Sono spesso associati alla febbre e al mal di testa.
- Sonno e Confusione: Il bambino può apparire insolitamente assonnato, confuso o irritabile.
- Difficoltà a Svegliarsi: Un bambino con meningite può essere difficile da svegliare.
- Perdita di Appetito o Sete: Potrebbe rifiutare di mangiare o bere.
- Eruzione Cutanea: Nella meningite batterica, può apparire un’eruzione cutanea che non sbiadisce quando si preme un bicchiere trasparente contro di essa (segno di meningococco).
Nei bambini più grandi e negli adulti, invece, si assiste, oltre a febbre alta e vomito o nausea, anche dolore al capo, e soprattutto, in un secondo tempo, fotofobia, ma soprattutto confusione mentale o uno stato di coscienza alterato che può sfociare in vere e proprie convulsioni. Potrebbero comparire anche macchie cutanee in rapida successione.
Evidentemente in presenza di una sintomatologia simile a quanto esposto è consigliabile un’immediata visita dal pediatra o una corsa al Pronto soccorso. Qui, infatti, per accertare la presenza o meno del virus, occorrerà procedere con degli esami del sangue. La meningite, infatti, viene diagnosticata solo attraverso il prelievo di un campione di tessuto mediante una puntura lombare, prelievo che permette l’analisi del liquido celebro-spinale.
Rimedi e cure della meningite
Il trattamento e la cura della meningite dipendono dalla sua causa, che può essere virale, batterica o, meno comunemente, fungina.
Meningite Batterica:
- Trattamento Immediato: La meningite batterica è un’emergenza medica. Il trattamento deve iniziare il più presto possibile, idealmente appena la meningite viene sospettata, anche prima della conferma tramite test.
- Antibiotici: Sono somministrati per via endovenosa in ospedale. Il tipo di antibiotico può variare in base al batterio sospettato o confermato.
- Corticosteroidi: Possono essere prescritti per ridurre l’infiammazione e il gonfiore nel cervello.
- Supporto Vitale: Nei casi gravi, può essere necessario il supporto vitale, inclusi liquidi per via endovenosa, ossigenoterapia o assistenza respiratoria.
Meningite Virale:
- Riposo: La maggior parte dei casi di meningite virale si risolve senza trattamento specifico, ma il riposo è fondamentale.
- Idratazione e Controllo della Febbre: È importante mantenere un’adeguata idratazione e controllare la febbre e il dolore con antipiretici e analgesici.
- Terapia Antivirale: In alcuni casi, come per la meningite da herpesvirus, possono essere prescritti anche antivirali.
Meningite Fungina:
- Farmaci Antifungini: Questi sono utilizzati per trattare la meningite fungina e sono generalmente somministrati per lungo periodo.
Altri Aspetti del Trattamento:
- Monitoraggio: I pazienti con meningite spesso richiedono un attento monitoraggio per possibili complicanze come gonfiore cerebrale, convulsioni o problemi di coagulazione del sangue.
- Riabilitazione: Alcuni pazienti possono richiedere terapie di riabilitazione dopo la meningite, specialmente se si sono verificate complicazioni neurologiche.
Come prevenire la meningite
Inutile sottolineare che il pericolo meningite si combatte innanzitutto attraverso la prevenzione. Una corretta politica vaccinale, infatti, rappresenta la prima barriera all’insorgere della malattia.
Senza volerci addentrare in un polemica infinita su vaccino si-vaccino no, gli esperti, però, precisano come naturalmente la vaccinazione non trasmetta il batterio, ma polisaccardi dello stesso, ossia zuccheri in grado di attivare la risposta immunitaria, specificando che si tratta di trattamenti ben tollerati e senza grandi effetti collaterali.
Il rischio pneumocco, infatti, viene abbattuto dal vaccino 13-valente ( poiché contiene i 13 ceppi di pneumococco più comune). Vaccinazione effettuabile dalla sesta settimana della vita, la quale prevede 3 somministrazioni se il bambino ha un anno in meno, 2 se va dall’1 ai 3, mentre se il paziente ha ormai 2 anni implica una sola vaccinazione. Profilassi che non richiede altri richiami, avendo la massima incidenza dai 3-5 anni (oltre che nei soggetti della terza età).
Per quanto riguarda invece l’infezione attraverso meningococco, dopo anni di utilizzo del sierogruppo C, da qualche tempo , dai 2 anni del bambino, si utilizza un sierogruppi A, C, Y e W 135, finora utilizzato solo per gli adolescenti, visto che i maggiori periodi a rischio erano proprio quelli relativi ai teen-agers e quello sino a 3 anni. Disponibile dal 2014, anche se prevista gratuitamente dal protocollo di vaccinazione solo in alcune regioni, il vaccino contro il meningococco B, complementare ai primi due.