Philofobia? E cos’è?
In molti la provano nonostante ne ignorino il significato. Il termine deriva dal greco e si traduce letteralmente come “paura d’amare”.
Di norma si traduce come una vera fobia, uno stato ai limiti del patologico che non consente alla persona di aprirsi all’amore, di abbandonarsi al sentimento, inibendone il normale il coinvolgimento emotivo amoroso.
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Cos’è la philofobia? Quando la paura d’amare diventa una patologia
Nonostante ognuno di noi, almeno una volta nella vita, dopo relazioni naufragate o di fronte alla possibilità di un rapporto che diventi serio ne sia stato più o meno vittima, parliamo di un problema di una certa entità, tale che, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, un Europeo su 10 sarebbe frenato da questo disagio, talvolta compromettendo l’esito di un rapporto.
Un disagio che, non di rado, sconfina anche in un vero e proprio malessere fisico, caratterizzato, da sudorazione eccessiva, ansia incontrollata, insonnia, difficoltà respiratoria e attacchi di panico, il tutto determinato dal timore del verificarsi di qualcosa, o ancor più spesso, dal timore del perdere qualcosa.
Da un punto vi vista prettamente biochimico, protagonisti sono i cosiddetti peptidi potenzialmente coinvolti nelle relazioni affettive, quali ossitocina e vasopressina. Sono tali elementi preposti al naturale funzionamento degli organi periferici inerenti ai comportamenti riproduttivi mediante ippotalamo, amigdalae il nervo valgo.
Il tutto, come attestano gli psicologi, con la presenza di una sintomatologia più o meno grave che sfocia, talvolta, nel troncare da subito il rapporto, poiché fonte di forte ansia, o nel suo proseguimento vissuto con enorme disagio.
Una problematica, secondo gli esperti, le cui radici affondano, generalmente, in un rapporto complesso con i genitori, per aver vissuto situazioni di abbandono o lamentando scarso affetto ricevuto in infanzia o adolescenza. Da questo scaturisce la creazione, spesso subconscia, di una corazza, nel timore irrazionale di essere feriti, di riprovare quell’esperienza negativa da cui è nato tutto.
Vediamo allora come poter reagire contro questo nemico invisibile, in grado di negarci la felicità che potremmo assaporare una vita intera.
Studi sulla paura d’amore: ricerche, libri e pubblicazioni
La filofobia, definita come la paura persistente, ingiustificata ed anormale di innamorarsi o di amare una persona, può manifestarsi in diversi modi, inclusi attacchi di depressione, tachicardia, iperidrosi e altri sintomi tipici dell’ansia. Questa condizione può derivare da mancanze affettive durante l’infanzia o da interazioni primarie madre-figlio frustranti o traumatiche. Gli studi di René Spitz sull’ospitalismo e quelli di John Bowlby sull’attaccamento sono spesso citati in relazione alla filofobia.
Per quanto riguarda le pubblicazioni specifiche sulla filofobia, sono disponibili diversi riferimenti. Un esempio è il libro di Nicola Ghezzani “La paura di amare“, pubblicato nel 2012 da Franco Angeli a Milano. Un altro esempio è “Paura D’amare” di G. D’acquino, anche se la data di pubblicazione non è specificata.
Inoltre, Romina Tavormina nel novembre 2014 ha pubblicato uno studio intitolato “Why are we afraid to love?” nel giornale “Psychiatria Danubina”.
Da cercare in Rete, inoltre, l’articolo pubblicato su Newsscienze.com il 17 maggio 2021 tratta il tema della filofobia, analizzando le cause e le manifestazioni di questa condizione.
Questi riferimenti offrono una panoramica delle ricerche e delle pubblicazioni scientifiche sulla filofobia, dimostrando l’interesse e lo studio continuo su questo argomento.
Come combattere la paura d’amare
Innanzitutto, anche se è facile da dire, sforzarsi di vivere la situazione con spontaneità, evitando di dover pensare categoricamente che non possa nascere nulla o che la relazione finisca come le precedenti.
Poi, non meno importante, evitate di perdere tempo nell’immaginare come la storia possa andare. Se siete philofobici non vedrete che uno scontato finale negativo, mentre le storie vanno avanti da sé. Smettete di pensare alle cose e limitatetvi a viverle. Terzo bandite i confronti con le storie passate. Non necessariamente la relazione attuale se simile ad una precedente deve evolvere nello stesso modo, né un partner se vi ricorda uno passato dovrà adottare gli stessi comportamenti.
Ogni storia è a sé, non scordatevelo mai!
Ultima raccomandazione non chiudetevi! Se avete timori, bisogni ansie, trovate qualcuno con cui poterle condividere. Non significa naturalmente di parlare della vostra storia con chiunque o il primo che capita, ma individuate un sostegno esterno, qualcuno che vi possa dispensare buone dritte, aiutarvi quando siete preda del pessimismo più cupo.
E, soprattutto, imparate a dialogare con chi forma la coppia con voi; non abbiate timore di aprirvi con il nostro partner, se è quello giusto, è un lusso che vi potete e dovete poter permettere.